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( POLITICA )

  1. Il ministro Dini in Siria: incontri col Presidente Assad e col ministro degli esteri Chaara
  2. Siria: amnistia per i detenuti politici e comuni
  3. Giordania: il principe Hassan nuovo Presidente del Club di Roma
  4. "Mucca Pazza": Amman blocca l'import da 11 Paesi europei
  5. "Expression": nuovo quotidiano algerino
  6. Libano: in discussione la presenza militare siriana
  7. Migliaia di manifestanti chiedono il ritiro siriano
  8. Damasco prende l'iniziativa
  9. Ridispiegamento siriano: un affare dei due governi
  10. Paesi del Golfo: appello al boicottaggio dei prodotti USA
  11. Saddam Hussein: una parte dei redditi petroliferi ai palestinesi
  12. Polisario: pronti ad accettare gli esiti del referendum
  13. Gheddafi riceve i figli dei padri dell'O.U.A.
  14. Il figlio di Gheddafi ricevuto dal re del Marocco
  15. EGITTO-IRAQ: ripresa delle relazioni diplomatiche
  16. SVIZZERA e AUSTRIA riaprono le loro ambasciate a Bagdad
  17. TRIPOLI: incontro (notturno) Arafat- Gheddafi
  18. ETIOPIA- ERITREA: il sottosegretario Serri ad Algeri per la firma della pace
  19. SOMALIA: Gheddafi riceve il presidente somalo Hassan
  20. "Human Rights Watch": violazioni in alcuni paesi mediterranei
  21. "Amnesty International": dure critiche alle Autorità algerine
  22. RABAT- ALGERI: si normalizzano le relazioni diplomatiche?
  23. Marocco: Campagna stampa contro il Primo Ministro
  24. Il governo chiude tre settimanali
  25. Manifestazione contro provvedimento del governo
  26. EGITTO: riprendono gli attentati islamisti?
  27. In Algeria invece.continuano

SIRIA


IL MINISTRO DINI IN VISITA IN SIRIA                                                     

RICEVUTO DAL PRESIDENTE BACHAR AL- ASSAD

(in "Sana" del 23/11/2000)

Il presidente Bachar al-Assad ha ricevuto oggi il ministro italiano degli affari esteri, Lamberto Dini e la delegazione che l'accompagna.

Le conversazioni hanno affrontato i temi delle relazioni bilaterali e la delicata situazione nella regione risultante dalle aggressioni israeliane contro il popolo palestinese.

Il presidente al-Assad ha sottolineato l'importanza di un ruolo europeo, efficace e positivo, per premere su Israele per fargli rispettare e ad eseguire le risoluzioni dell'ONU.

Il ministro italiano ha sottolineato che l'Europa appoggia l'azione in favore della pace ed è convinta della necessità di operare per vedere regnare nella regione la sicurezza e la stabilità.

E DAL MINISTRO DEGLI ESTERI FAROUK al-CHAARA

.I due ministri hanno esaminato gli ultimi sviluppi in Medio Oriente alla luce degli avvenimenti sanguinosi in corso nei territori palestinesi occupati e la continuazione delle aggressioni israeliane contro il popolo palestinese.

A questo proposito, m. Dini ha affermato che l'Europa è seriamente preoccupata di fronte all'impiego da parte d'Israele della forza militare nei territori palestinesi occupati.

M. Chaara ha sottolineato che gli Arabi auspicano che l'Europa esca dal suo mutismo per mettersi a fianco del Diritto, della giustizia e dei diritti dell'Uomo nei territori palestinesi occupati.

Le discussioni hanno anche affrontato lo stato delle relazioni bilaterali di cooperazione e i mezzi di svilupparli in tutti i campi...

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SIRIA: AMNISTIA PER I DETENUTI POLITICI E COMUNI

(in"Sana" del 16/11/2000)

Il presidente al-Assad ha promulgato un'amnistia che consente la liberazione di circa 600 detenuti politici appartenenti a diverse organizzazioni politiche. Il presidente ha anche sottomesso all'Assemblea del popolo un progetto di legge che prevede un'amnistia generale per i reati commessi prima del 16 novembre corrente.

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GIORDANIA

IL PRINCIPE HASSAN NOMINATO PRESIDENTE DEL CLUB DI ROMA

Il principe Hassan di Giordania, zio del re Abdallah II, è stato nominato ieri a Madrid presidente del club di Roma, nel corso di una cerimonia presieduta dal re Juan Carlos e della regina Sofia, membri onorari di questa organizzazione non governativa.

Hassan bin Talal, fratello del defunto re Hussein e principe ereditario di Giordania dal 1965 al 1999, nella presidenza del Club succede allo spagnolo Ricardo Diaz Hochleitner, ex alt funzionario dell'Unesco e della Banca mondiale, che era stato eletto nel 1990.

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AMMAN VIETA L'IMPORTAZIONE DI CARNI BOVINE DA 11 PAESI EUROPEI

(in "L'Orient-Le jour" 23/11/2000)

La Giordania ha aggiunto la Germania nella lista di 10 Paesi europei dai quali è vietata l'importazione di bovini e di carni bovine.

All'inizio di novembre, Amman aveva già vietato l'importazione da: Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Liechtenstein e Lussemburgo, ha detto il ministro giordano dell'agricoltura Zouhair Zannouni, citato dall'agenzia ufficiale Petra.

La Giordania ha altresì deciso di "sospendere" le importazioni provenienti dalla Spagna "fino a quando non si chiarirà la situazione della malattia della mucca pazza", ha affermato il ministro.

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"EXPRESSION": NUOVO QUOTIDIANO ALGERINO

Una nuova testata arriva sul mercato, un altro spazio di libertà si apre nel paesaggio mediatico algerino. Questa la missione assegnatasi dal quotidiano "L'Expression" che ha iniziato la pubblicazione l'11 novembre 2000.

Diretto da Ahmed Fattani, ex giornalista di El Moudjahid e dell'APS, poi direttore del giornale Libertè, il nuovo quotidiano mira ad occupare un posto singolare nel campo editoriale ormai segnato da una grande diversità di linee e di strategie.

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IN DISCUSSIONE IN LIBANO LA PRESENZA MILITARE SIRIANA

Subito dopo il ritiro israeliano dal Libano del Sud, si è aperto nel Paese dei cedri un dibattito fra le forze politiche, culturali e religiose, anche a livello di movimenti di massa, circa il futuro della forte presenza dell'esercito siriano in Libano, realizzatasi, su richiesta delle Autorità libanesi, a seguito degli accordi di Taef del 1989.

Per avere un'idea della portata di questo dibattito, diamo conto di alcune posizioni assunte in queste settimane.

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MIGLIAIA DI MANIFESTANTI RECLAMANO IL RITIRO SIRIANO

(in "Revue du Liban" del 25/11/2000)

Non si può che felicitarsi del clima in cui si sono svolte le manifestazioni e i sit-in organizzati, martedì a Beirut dal movimento studentesco, per reclamare il ridispiegamento delle forse siriane in territorio libanese, in applicazione dell'accordo di Taef, e il riequilibrio delle relazioni fra i due paesi.

Questa volta il Potere si è comportato in maniera intelligente non vietando le manifestazioni e impegnando alcuni effettivi delle forze di sicurezza e dell'esercito per prevenire eventuali incidenti.

Riuniti in piazza Bechara el-Koury, gli studenti delle università, di tutte le tendenze, sono affluiti verso la piazza del Museo nazionale. Portando striscioni dove si potevano leggere scritte reclamanti il ridispiegamento delle truppe siriane, alcuni gridavano slogans ostili a Damasco, i giovani manifestanti- stimati in più decine di migliaia- si sono pronunciati in favore di un "Esercito nazionale, in uno Stato sovrano e libero".

In più, hanno richiesto "la liberazione dei libanesi detenuti nelle prigioni siriane per essere giudicati dalla Giustizia libanese". Essi si sono pronunciati, anche, in favore di un dialogo democratico, fra uguali, con Damasco.

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DAMASCO PRENDE L'INIZIATIVA

(in "Al-Ahram Hebdo" del 29/11/2000)

Uno spiraglio di soluzione della polemica sulla presenza di truppe siriane in Libano sembra profilarsi all'orizzonte. L'esercito siriano si appresterebbe a ritirarsi da Beirut e dalla montagna attigua, in virtù dell'accordo di Taef del 1989. Questo ha affermato venerdì il Presidente del Parlamento libanese Nabih Berri:

"I fratelli siriani hanno cominciato il ridispiegamento (delle loro truppe) in aprile e questo ridispiegamento continuerà prossimamente.conformemente agli accordi di Taef" che hanno messo fine alla guerra civile" (1975-1990), ha dichiarato Berri a conclusione di un incontro con il patriarca

della Chiesa maronita, la principale comunità cristiana del Libano, Nasrallah Sfeir.

L'accordo interlibanese di Taef, concluso in Arabia Saudita sotto gli auspici della Siria, prevede che "due anni dopo la formazione di un governo libanese di unione nazionale, le forze siriane distaccate in Libano si ridispiegheranno nella pianura libanese della Bekaa negli spazi decisi dai due comandanti (libanese e siriano)".

Il contingente siriano è attualmente stimato in circa 35.000 uomini, distribuiti su tutto il territorio libanese ad eccezione del sud, una parte del quale era occupata fino al maggio scorso da Israele. Berri, considerato come un alleato indefettibile della Siria, ha detto che "i dirigenti dei due paesi si riuniranno molto presto per stabilire le zone dove si ridispiegherà l'esercito siriano"..

Per parte sua, il capo del governo libanese Rafiq Hariri, il 6 novembre, si è dichiarato favorevole alla presenza siriana "Noi pensiamo che la presenza della Siria è necessaria, legale e temporanea ", il 10 novembre il presidente libanese Emile Lahoud aveva giudicato indispensabile la permanenza dell'esercito siriano "fino a quando Israele occuperà il Golan siriano, le aziende libanesi di Chebaa, e che i palestinesi rifugiati in Libano, non avranno ottenuto il diritto al ritorno al loro paese".

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RIDISPIEGAMENTO SIRIANO: UN AFFARE DEI GOVERNI

(in "l'Orient- Le jour"  del 27/11/2000)

Il ridispiegamento dell'esercito siriano in Libano "comporta una decisione dei due governi libanese e siriano" ha affermato sabato il ministro siriano degli affari esteri Farouk al-Chaara: "E' una decisione che prenderanno i due governi libanese e siriano, non c'è una terza parte interessata a questo problema" ha dichiarato nel corso di una conferenza a Damasco, alludendo alle reiterate richieste del patriarca maronita, Mons. Sfeir per un ritiro siriano dal Libano, e anche alle proposte del presidente del parlamento Berri che aveva annunciato, da Bkerkè, un prossimo ridispiegamento siriano. Chara ha letto alcuni estratti dell'accordo di Taef che indicano la necessità di introdurre riforme in Libano prima del ridispiegamento dell'armata siriana "nessuna terza parte, né interna né estera, viene evocata dall'accordo di Taef, la decisione compete ai governi e alla direzione della Siria e del Libano...  La presenza siriana per noi è un sacrificio. La Siria non ne trae alcun vantaggio." A proposito del ridispiegamento dell'esercito libanese alla frontiera con Israele, dopo il ritiro delle forze israeliane dal Libano del sud, Chara ha detto che si tratta di un "affare puramente libanese. è il governo libanese che dovrà decidere l'invio dell'esercito.e che esiste un problema concernente della linea blu " del ritiro israeliano tracciato dall'Onu.

"Israele non si è ritirato oltre la frontiera riconosciuta internazionalmente e il Libano ha il diritto di reclamare il proseguimento del ritiro israeliano dal sud del Libano".

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PAESI DEL GOLFO: APPELLO AL BOICOTTAGGIO DEI PRODOTTI AMERICANI

(in "L'Orient-Le jour", 27/11/2000)

Appelli al boicottaggio dei prodotti americani in sostegno dell'Intifada, sono stati lanciati venerdì e sabato in vari paesi del Golfo, mentre è stata distribuita, in migliaia di copie, una lista di centinaia di prodotti. Gli appelli sono stati lanciati da dignitari musulmani, in particolare dallo sceicco Youssef al- Qaradhaoui, un ulema qatarino d'origine egiziana, che ha emanato a questo scopo anche una fatwa (decreto religioso), ripresa dai media.

Parallelamente a questi appelli, è stata distribuita, nelle scuole, nei centri commerciali e in altri stabilimenti dei paesi del Golfo, in particolare in Qatar, Arabia Saudita e Emirati arabi, una lista contenente centinaia di prodotti americani da boicottare, sulla base del motto:

"Ogni dollaro speso per comprare un prodotto americano si trasforma in un proiettile per uccidere i nostri fratelli in Palestina".

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.E L'IRAQ VUOLE DONARE AI PALESTINESI UNA PARTE DEI REDDITI PETROLIFERI

L'Iraq si appresta a chiedere all'Onu di poter donare ai Palestinesi una parte dei redditi del suo petrolio che vende sotto controllo internazionale, ha annunciato sabato il presidente Saddam Hussein.

"Noi vogliamo inviare un memorandum alle Nazioni Unite e al Consiglio di sicurezza chiedendo di riservare una quota dei redditi del programma "petrolio contro cibo" per sostenere il popolo palestinese.In questo memorandum, noi vogliamo dire che gli iracheni e i palestinesi fanno parte della stessa nazione e che tutto ciò che tocca il popolo palestinese tocca anche il popolo iracheno. Il popolo palestinese è vittima attualmente di un blocco. I redditi petroliferi ci appartengono. Noi vogliamo che una parte di questo denaro sia destinato al popolo palestinese per sostenere il suo legittimo diretto a difendere il suo territorio, conformante alla Carta dell'Onu." ha detto Saddam Hussein.

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Abdelaziz a Bruxelles
IL POLISARIO PRONTO AD ACCETTARE I RISULTATI DEL REFERENDUM

(in agenzia "Pana", 24/11/2000)

Ieri, a Bruxelles, Mohamed Ben Abdelaziz, segretario generale del Fronte Polisario, ha respinto la decisione del segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, e del Consiglio di sicurezza di rinviare al 2002 l'organizzazione del referendum inizialmente prevista per il 2000...

Abdelaziz, che è anche presidente della Repubblica araba saharoui democratica (RASD), è venuto a Bruxelles anche per attirare l'attenzione dell'Europa e della comunità internazionale sulla sorte del popolo saharoui che aspetta sempre lo svolgimento del referendum e domandare un incremento dell'aiuto europeo in favore dei rifugiati saharoui.

Abdelaziz ha accusato il Marocco per "avere ostacolato la tenuta della consultazione del popolo saharoui", affermando che il Polisario resta impegnato per l'attuazione del Piano di pace dell'ONU del 1991 e agli Accordi di Houston del 1997.e che il suo movimento è pronto ad accettare i risultati del referendum a condizione che sia organizzato dall'ONU, nella trasparenza, nella libertà e in modo democratico e sulla base di un'unica domanda: " Siete voi per l'indipendenza o per l'integrazione nel regno del Marocco?".

Parlando degli avvenimenti sopravvenuti in Marocco dopo il decesso del re Hassan II e la successione al trono di suo figlio Mohammed VI, il segretario generale del Polisario ha dichiarato che la situazione nel Sahara occidentale è peggiorata dopo l'arrivo al potere del nuovo re il quale - secondo Abdelaziz - ha accentuato la repressione in particolare nei mesi di settembre, ottobre e novembre 1999.

La conferenza stampa si è conclusa in un clima di tensione a causa delle proteste di numerosi marocchini presenti, per i quali il campo dei rifugiati saharoui di Tindouf, in Algeria, è un centro di detenzione.

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DI PADRE IN FIGLIO.

GHEDDAFI RICEVE A TRIPOLI I FIGLI DEI PADRI DELL'OUA

(in "Pana", 19/11/2000)

La televisione libica ha comunicato che il colonnello Moummar Gheddafi ha ricevuto, sabato a Tripoli, Abdelhakim Jamal Abdel Nasser, Jamal Kwame N'Kroumah, Ronald Patrice Lumumba e Antony Sam N'jooma, figli dei padri fondatori dell'Organizzazione dell'Unità

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IL FIGLIO DI GHEDDAFI RICEVUTO DAL RE MOHAMMED VI

(in" Pana" del 23/11/2000)

Il re Mohammed VI del Marocco ha ricevuto, mercoledì a Rabat, Al Mouhandis Saidi Gheddafi, figlio della guida della rivoluzione libica, il colonnello Muammar Gheddafi e presidente dell'Unione libica di calcio.

Saidi Gheddafi è arrivato in Marocco alla testa della nazionale di calcio libica, invitata a giocare una partita amichevole con l'equipe marocchina.

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RIPRESA  DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE FRA EGITTO E IRAQ

(in "L'Orient-Lejour", 8/11/200)

Si è appreso ieri, da una fonte diplomatica araba di Bagdad che Iraq ed Egitto hanno ristabilito le loro relazioni diplomatiche, rotte dopo la guerra del golfo del 1991.  "La sezione di interessi egiziani a Bagdad è divenuta, lunedì scorso, un' ambasciata dell'Egitto". L'anonimo diplomatico ha detto anche che " lunedì mattina nel corso di una cerimonia la bandiera egiziana è stata issata sull'edificio dell'ambasciata.la decisione (di riallacciare le relazioni) è intervenuta dopo una serie di visite di alti responsabili iracheni ed egiziani rispettivamente in Egitto ed in Iraq e il miglioramento delle relazioni fra i due paesi".

Le esportazioni egiziane verso l'Iraq sono aumentate nettamente nel corso degli ultimi anni, raggiungendo la cifra di 1,2 miliardi di dollari nel 1999. I responsabili egiziani hanno perorato regolarmente la richiesta per togliere l'embargo imposto dall'Onu all'Iraq dopo la sua invasione del Kuwait nel 1990. Il capo della diplomazia irachena Mohammad Said Hal-Sahhaf è stato ricevuto, domenica scorsa, dal presidente egiziano Moubarak che gli ha recato un messaggio del suo omologo iracheno Saddam Hussein. Il messaggio verteva sul riequilibrio delle relazioni arabe e sul coordinamento delle posizioni prima del summit dell'organizzazione della conferenza islamica.

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SVIZZERA E AUSTRIA PRONTE A RIAPRIRE LE LORO AMBASCIATE A BAGDAD

(in "L'Orient-Le jour", 22/11/2000)

Diversi paesi occidentali, segnatamente la Svizzera e l'Austria, si apprestano a riattivare le loro rappresentanze diplomatiche a Bagdad malgrado le sanzioni che pesano sull'Iraq dopo il 1990, ha detto ieri un diplomatico occidentale.

La Svizzera, che non ha mai rotto le sue relazioni diplomatiche con l'Iraq, aveva annunciato mercoledì la sua decisione di riattivare la sua ambasciata di Bagdad, chiusa dopo il 12 gennaio 1991, ossia qualche giorno prima dello scatenamento della guerra del Golfo...

Per parte sua, l'Austria ha avviato contatti in vista di riaprire la sua ambasciata a Bagdad, che potrà avvenire agli inizi del 2001.

Una delegazione austriaca, composta da sei responsabili del governo e di rappresentanti d'imprese, si era recata a fine gennaio a Bagdad dove aveva deciso di ampliare la cooperazione economica con l'Iraq... Altri paesi occidentali, come Francia, Italia e Spagna, avevano di già riattivato la loro presenza diplomatica in Iraq. Dall'altro lato, diplomatici giapponesi sono arrivati a Bagdad provenienti da Amman.

Infine, secondo l'agenzia "Nuova Cina", il presidente cinese Jang Zemin, ricevendo ieri il vice Premier iracheno Tarek Aziz, ha assicurato l'Iraq del suo sostegno di fronte al problema delle sanzioni dell'ONU.

**Nei mesi scorsi abbiamo assistito a un vero e proprio pellegrinaggio verso Tripoli, uscita dall'embargo, ora sembra che le cancellerie, occidentali e non, si stiano affollando verso Bagdad, ancora non uscita dall'embargo. E non solo per ragioni umanitarie. (a. s.)

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INTIFADA: INCONTRO (NOTTURNO) ARAFAT - GHEDDAFI

(in "Pana", 30 /11/200)

Il colonnello Gheddafi si è intrattenuto, nella notte tra mercoledì e giovedì a Tripoli, con il presidente dell'Autorità palestinese Yasser Arafat sugli sviluppi dello scenario palestinese e sulla prosecuzione dell' Intifada contro l'occupazione israeliana.

Al suo arrivo all'aeroporto di "Maatigua" di Tripoli, Arafat ha dichiarato alla stampa che lo scopo del suo viaggio era di "tenere informato nei dettagli il colonnello Gheddafi sugli sviluppi della situazione nei territori palestinesi, per continuare insieme il lungo cammino della nazione araba al fine di pregare nella moschea di Al-Aqsa, terzo luogo santo dell'Islam".

Il presidente Arafat ha colto l'occasione per lodare gli sforzi del colonnello Gheddafi e del popolo libico per il loro sostegno illimitato al popolo palestinese di fronte alla macchina da guerra dell'occupazione israeliana.

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SERRI AD ALGERI PER LA FIRMA DELLA PACE TRA ETIOPIA E ERITREA


Algeri

Il sottosegretario agli Affari Esteri, sen. Rino Serri, sarà ad Algeri il 12 dicembre per la firma degli accordi di pace tra Etiopia e Eritrea, negoziati dai rappresentanti dei due Paesi con il patrocinio dell'Organizzazione dell'Unità Africana, presieduta dal presidente algerino Bouteflika, dagli USA e dall'Unione Europea, rappresentata nel negoziato dal sen. Serri.

In un comunicato della Farnesina, l'on. Serri, nel confermare la sua partecipazione all'importante evento che mette fine- speriamo per sempre- ad un conflitto fratricida e pericoloso per l'intera regione del Corno d'Africa, ha detto:

"Abbiamo lavorato molto per questo obiettivo, anche in questi ultimi mesi, dopo la cessazione di fatto delle ostilità tra i due Paesi, da ultimo nelle tornate d'incontri con i due Paesi ad Algeri, a Roma e a Khartoum.Sono molto contento che i due Paesi, con i quali è forte il legame dell'Italia, trovino la via della pace e possano segnare per l'Africa, percorsa da tanti conflitti, l'avvio di una fase nuova: quella della pacificazione e dello sviluppo".

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GHEDDAFI RICEVE IL PRESIDENTE SOMALO HASSAN

(in "Pana", 26/11/2000)

La guida della rivoluzione libica, colonnello Gheddafi ha avuto, sabato sera a Tripoli, un incontro con il presidente somalo, Salat Hassan, sulla situazione in Somalia e nella regione del Corno d'Africa.

Secondo una fonte diplomatica libica, il presidente somalo ha ringraziato Gheddafi per gli sforzi profusi per la pace e la riconciliazione nazionale in Somalia, paese distrutto da oltre 10 anni di guerra civile.

E' questa la seconda visita di Hassan in Libia. Nel corso della precedente (28 settembre 2000), aveva firmato un accordo di riconciliazione con il leader dell'Alleanza nazionale somala (ANS), Hussein Mohamed Aidid.

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DIRITTI UMANI NEL MEDITERRANEO: DENUNCIA DI "HUMAN RIGHTS WATCH"

(in "Pana" del 15/11/2000)

"Human Rights Watch" (HRW), un'organizzazione di difesa dei diritti dell'Uomo, ha invitato, mercoledì, i paesi della regione Euro-mediterranea, fra i quali Egitto, Tunisia e Siria, a rispettare i diritti dell'uomo e le libertà democratiche.

In un rapporto pubblicato in occasione della celebrazione del 5° anniversario del progetto sicurezza comune euro-mediterranea, HRW, con sede a New York, ha invitato i ministri degli Affari esteri dei paesi partners, che si riuniscono a Marsiglia, ad assumere "l'impegno irrevocabile" di difendere la libertà di espressione e di associazione.

I paesi in questione dovranno anche mantenere il loro impegno in rapporto al processo iniziato a Barcellona nel 1995 e mirante a fare dei diritti dell'uomo e delle libertà democratiche "un elemento" essenziale delle relazioni euromediterranee.

Il rapporto di "Human Rights Watch" è stato pubblicato nel quadro di un Libro Bianco preparato da 8 organizzazioni internazionali dei diritti dell'uomo i vista della riunione ministeriale euro-mediterranea di Marsiglia.

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DIRITTI UMANI: VISITA DI AMNESTY INTERNATIONAL IN ALGERIA

(in "El Watan", 27/11/2000)

L'impunità e l'assenza di inchieste costituiscono sempre la norma, anche quando le violazioni dei diritti umani sono portati immediatamente all'attenzione delle autorità" ha osservato Roger Clark, capo della delegazione di Amnesty International (AI) che ha soggiornato in Algeria dal 5 al 19 novembre corrente.

Il segretariato internazionale di AI ha emanato a Londra un comunicato relativo a questa sua seconda visita in Algeria nel quale fra l'altro si afferma:

"E' molto deludente constatare che le autorità non hanno preso misure concrete per rimediare ai multipli problemi allarmanti contro i quali si scontra l'Algeria sul piano dei diritti umani, quando questi problemi sono stati sollevati a più riprese dalle vittime, dalle loro famiglie e anche dalle organizzazioni algerine e internazionali. Salutando le dichiarazioni "incoraggianti" delle autorità algerine, fatte lo scorso anno, dopo le quali bisognava dare risposte alle questioni relative agli attentati ai diritti umani, AI nota che queste promesse non sono state tradotte in fatti".

AI aveva anche criticato l'aspetto giuridico del processo detto di concordia civile, a causa dell'assenza della giustizia e della verità "Le vittime e le loro famiglie sono frustrate dai comportamenti delle autorità alle quali rimproverano di non avere la volontà politica necessaria di far luce sugli attentati ai diritti umani perpetrati nel corso degli ultimi 10 anni dalle forze di sicurezza, le milizie armate dallo Stato e i gruppi armati, e per tradurre in giustizia i presunti autori di queste violenze".

AI qualifica incoraggiati le promesse fatte a proposito della riforma della giustizia, ma spera che "misure concrete" vengano prese per garantire l'applicazione delle leggi in vigore. AI nota che il numero delle violazioni dei diritti umani è sensibilmente diminuito, tuttavia continuano ad essere segnalati casi di sparizione forzata, di detenzione segreta e di tortura.

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RABAT E ALGERI NORMALIZZANO LE RELAZIONI DIPLOMATICHE ?

(in"Pana", 17/11/2000)

Marocco e Algeria hanno deciso, giovedì a Rabat, di avviare dei "meccanismi" per normalizzare le loro relazioni e riaprire le frontiere chiuse dopo il 1994, ha annunciato una fonte ufficiale marocchina.

Secondo un comunicato congiunto, reso pubblico giovedì sera a Rabat, a conclusione della visita di lavoro in Marocco del ministro algerino dell'Interno, Yazid Zerhouni, i due paesi hanno convenuto su "un approccio realistico, pragmatico e prospettico" in vista di normalizzare i loro rapporti in tutti i campi.

Il ministro algerino e il suo omologo marocchino, Ahmed el-Midaoui, hanno esaminato lo stato delle relazioni bilaterali e le vie e i mezzi in vista della preparazione delle condizioni di un rilancio durevole e fruttuoso della cooperazione bilaterale.

Rabat e Algeri hanno, anche, deciso d'intensificare la cooperazione nei campi della sicurezza e della circolazione di beni e persone.

Le relazioni fra Rabat e Algeri si erano deteriorate nel 1994 a seguito di un attentato contro un hotel di Marrakech in cui trovarono la morte due turisti spagnoli. Il Marocco rimprovera inoltre all'Algeria il suo sostegno al Fronte Polisario che rivendica la sovranità sul Sahara Occidentale.

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MAROCCO: CAMPAGNA STAMPA MENZOGNERA

(in "Pana", 29/11/2000)


Marocco - Rabat

L'Ufficio politico dell'Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP, al governo), ha condannato, martedì, la "campagna feroce" contro la stabilità del Marocco, contro i partiti politici nazionalisti fra cui l'USFP e il suo primo segretario, Abderrahmane Youssoufi che è anche il Primo ministro.

In un comunicato, reso pubblico a Rabat, l'USFP precisa che questa campagna ha raggiunto il suo parossismo con la pubblicazione sul settimanale marocchino "Le Journal", di "deduzioni menzognere che colpiscono la storia (del Marocco), i suoi simboli nazionali e la difesa nazionale".

Il settimanale indipendente, nel suo ultimo numero, rivela che la sinistra marocchina "potrebbe essere stata coinvolta nel colpo di stato fallito contro il re Hassan II nel 1972" e, in questo senso, ha pubblicato una lettera dell'ex oppositore Mohamed Basri.

Vecchio dirigente della sinistra marocchina, Basri è stato condannato a morte due volte nel 1964 e nel 1971, ha vissuto in esilio in Francia prima di rientrare in Marocco nel 1995, a seguito di una grazia reale.

L'Ufficio politico dell'USFP ha detto che la campagna "orchestrata da certi ambienti in Marocco e all'estero" tenta di seminare il dubbio sulla "Fedeltà dei partiti marocchini al trono, al re del paese, comandante dei credenti e comandante supremo delle forze armate reali".

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MAROCCO: IL GOVERNO CHIUDE TRE GIORNALI

(in "Pana", 4/12/2000)

Il governo marocchino ha deciso di interdire definitivamente la pubblicazione e la diffusione di tre settimanali, "Le Journal", "Domain" e "Assahifa" per avere "attaccato deliberatamente le fondamenta istituzionali più sacre" del Paese.

Secondo il governo, queste pubblicazioni hanno condotto per molti mesi una campagna mirante ad "attentare alla stabilità dello Stato".

"Dopo le Forze armate e il Sahara occidentale, questi giornali hanno oltrepassato un'altra soglia nella loro campagna, rimettendo in causa i principi costituzionali, fondanti della stabilità del regno, attaccando l'esperienza dell'alternanza democratica in Marocco", riporta l'agenzia marocchina MAP.

Il 25 novembre scorso, "Le Journal" aveva pubblicato una lettera, non datata, attribuita al vecchio oppositore Mohamed Basri, 74 anni, secondo la quale la sinistra marocchina era immischiata nel tentativo di colpo di stato del 1972, in accordo col generale Oufkir, contro il re Hassan II.

Questa lettera, secondo "Le Journal", è stata inviata dall'autore nel 1974 ad Abderrahim Bouabid, allora Primo segretario dell'USFP e ad Abderrahmane Youssoufi, attuale Primo ministro.

Assahifa (settimanale in lingua araba) ha pubblicato venerdì il testo di questa lettera.

La decisione d'interdire i tre giornali, sottolinea un comunicato del Primo ministro, è presa in conformità con l'art. 77 del codice della stampa, ed è conforme alla protezione degli interessi della nazione e al carattere sacro delle sue istituzioni".

Il comunicato precisa che il governo "resta attaccato alla garanzia della libertà di stampa".

Aboubacar Jamai, direttore di "Le Journal" e di "Assahifa" ha protestato: "E' perché noi abbiamo rivelato un'informazione sul passato dell'USFP, diretto dal Primo ministro Youssoufi, che il governo ha mobilitato i suoi media, praticando un vero terrorismo intellettuale nei confronti di tutti quelli che si battono per la libertà di espressione".

Dal canto suo, Ali Lamrabet, direttore di "Domain", ha condannato il governo e rigettato le voci secondo cui il suo giornale sarebbe finanziato da una forza straniera.

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RABAT: MANIFESTAZIONE CONTRO IL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO

(in "Pana", 6/12/2000)

Circa 150 giornalisti hanno manifestato, mercoledì, davanti la sede del Ministero della comunicazione per chiedere la revoca del provvedimento d'interdizione dei tre giornali. I manifestanti, affiliati al Sindacato nazionale della stampa marocchina (SNPM) hanno anche chiesto l'abrogazione dell'art. 77 del Codice della stampa sul quale il governo si è basato per giustificare l'interdizione dei tre giornali.

Questo articolo consente al Primo ministro d'interdire delle pubblicazioni se egli considera che il loro contenuto "attenti ai fondamenti dell'ordine pubblico e religioso del regno".

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EGITTO: RIPRENDONO GLI ATTENTATI ISLAMISTI ?

(in "L'Orient- Le jour", 23/11/2000)


Egitto - Il Cairo

Almeno 12 persone sono state uccise e 11 ferite martedì nell'attacco a due banche condotto da islamisti in Alto Egitto, una regione altamente turistica sotto intensa protezione della polizia, dopo l'attentato mortale di Luxor (1997).

L'attacco, perpetrato nella località di Al-Maragha, a circa 450 km a sud del Cairo e a 120 a nord di Luxor, si è realizzato in due tempi.

Secondo l'ultimo bilancio fornito da fonti poliziesche, almeno 12 persone sono state uccise e 11 ferite, fra esse tre poliziotti, due impiegati di banca e 1 degli aggressori.

Gli assalitori, fuggiti con un bottino di 1,3 milioni di lire egiziane (circa 350.000 dollari), secondo la polizia, saranno degli islamisti.L'Alto Egitto è stato il principale teatro della violenza integrista negli anni '90 e resta il rifugio di militanti islamisti violenti. Questa regione è sottoposta ancora ad una sorveglianza intensa della polizia, anche se gli attentati integristi sono scomparsi in Egitto da circa tre anni.Le strade principali dell'Alto Egitto, dove si trovano i siti faraonici d'Abou Simbel, Assouan, Luxor etc, sono in permanenza controllate da blocchi della "polizia turistica", mentre in certi siti sono organizzati convogli di visitatori sotto scorta della polizia...

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IN ALGERIA INVECE.CONTINUANO

Dieci pastori e contadini sono stati assassinati martedì pomeriggio dentro una fattoria isolata a Dhamnia, nella regione di Chlef (200 km a ovest di Algeri) da un gruppo di islamisti armati che hanno attaccato all'arma bianca i contadini e i pastori che rientravano a casa sul far della sera, rapportano diversi giornali algerini.

Questo nuovo massacro, attribuito ai gruppi armati che rifiutano la politica di riconciliazione nazionale del presidente Bouteflika, interviene dopo un altro perpetrato, lunedì sera, a Haouch Saboun, presso di Bou Ismail (50 km ad ovest di Algeri), dove 10 persone sono state massacrate da un gruppo armato islamista.

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Numeri 9 e 10
novembre - dicembre 2000


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