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( REPORTAGE)


SICILIA - MALTA: la cooperazione possibile

Nemmeno il tempo d'osservare la distesa plumbea delle serre ragusane che già, dall'aereo, si avvistano le isole di Malta, Gozo e Comino, disposte a pendaglio, ricoperte d'un verde tenero ed insolito che contrasta con i bagliori accecanti del mare spumoso.

Fra le incantevoli sinuosità di questo piccolo arcipelago vive una popolazione di circa 380 mila abitanti: gente attiva, industriosa e cordiale che non sembra patire l'insularità, anzi ne ha fatto un valore da "vendere"sul mercato internazionale del turismo che ha portato sull'isola 1.215.712 visitatori stranieri (di cui 25.000 siciliani) che hanno prodotto oltre 10 milioni di notti in hotel. (fonte: Malta Tourism Authority, annual report, 2000).


La Valletta - Malta

Fra Malta e la Sicilia, oltre alla contiguità geografica (90 miglia), intercorre un vincolo antico, un vero e proprio legame di sangue che affonda le sue origini addirittura ai primordi della civiltà maltese il cui primo nucleo umano, storicamente identificato (risalente a circa 7000 anni fa), è approdato qui dalla Sicilia che, dunque, può considerarsi l'isola madre, dalle quale giunsero altre ondate migratorie, soprattutto dopo il 1500, durante le diverse fasi del ripopolamento dell'arcipelago. Altri gruppi e famiglie siciliane giunsero negli ultimi due secoli in cerca di lavoro o per sfuggire alla repressione borbonica e alle persecuzioni fasciste. Basta scorrere l'elenco telefonico di La Valletta o di Gozo per accorgersi dell'altissima incidenza dei Vella, Caruana, Mallia, Camilleri, Tabone, Trigona, Spiteri, etc, etc. Come trovarsi in uno dei tanti paesi della fascia sud-orientale della Sicilia. La presenza di questa Sicilia ancestrale la si coglie anche nella toponomastica, nella ricca tradizione religiosa e, ancor di più, nella lingua nazionale che è un misto di arabo e di siciliano antico, con qualche venatura d'inglese e di francese.

Eppure fra le due Isole non s'avverte quel clima d'intimità, di scambio che dovrebbe scaturire dalla comune, lunga storia e da un destino a volte alterno. Soprattutto negli ultimi decenni, la Sicilia e Malta raramente si sono cercate e incontrate per dar vita a modesti flussi commerciali e turistici. In realtà, Palermo ha un po' snobbato la Valletta, mentre Malta ha guardato verso Londra, Tripoli e Tunisi e verso l'Unione Europea nella quale spera di essere ammessa da qui a tre anni. In questo breve soggiorno, ho notato come un risveglio d'attenzione, un interesse nuovo verso l'Italia e la Sicilia con le quali Malta desidera creare forme inedite d'integrazione, sulla base di una diversificazione e qualificazione del suo sistema di scambi.

L'Isola dei Cavalieri è oggi una realtà dinamica e aperta alle innovazioni, tutta protesa a conquistarsi un ruolo più incisivo nel sistema delle relazioni euro- mediterranee, le cui grandi direttrici sono ancora caratterizzate da un'eccessiva verticalità fra Bruxelles e i singoli Paesi rivieraschi, che potrebbe costituire un serio limite nella politica del partenariato, soprattutto in vista della creazione della zona di libero scambio del 2010. Ciò che manca nel Mediterraneo è un sistema incrociato di scambi in linea orizzontale capace di favorire uno sviluppo integrato e di esaltare la nuova frontiera della strategia della cooperazione che passa attraverso l'antica "via delle Isole", grandi e piccole del Mediterraneo, sperimentata con successo, agli albori della civiltà mediterranea, dai mercanti fenici di Tiro e Sidone.

In questa prospettiva, si potranno coinvolgere tantissime realtà insulari, ponendole al centro di un sistema nel quale il loro ruolo potrà risultare ribaltato in positivo: da lembi di terra emarginati, e sovente dimenticati, a punte più avanzate del dialogo e della cooperazione euro-mediterranea. Un tema che poco ha interessato i governanti siciliani, i quali corrono a Bruxelles ad ogni piè sospinto (a caccia di finanziamenti con i quali soddisfare le brame della lunga lista di "clientes" in attesa) e non vedono quello che ci sta crescendo intorno, senza, peraltro, mettere nel conto un fatto certo: fra pochi anni (2006) i contributi finiranno e dal 2011 questa nostra fragile e azzoppata economia dovrà navigare in mare aperto, in un mercato liberoscambista, senza più dazi ed altri orpelli protettivi.

Un esempio lampante di tale, distorta tendenza è rappresentato dai rapporti siculo-maltesi. Le due isole sono separate (perché non unite?) da uno stretto braccio di mare, eppure sono così poco coinvolte in un comune percorso di cooperazione e di scambio.

La massa liquida, può unire o separare, secondo la volontà politica; nel caso delle relazioni siculo - maltesi quelle 90 miglia sembra si siano moltiplicate per 10 o per 100.

Eppure ci sarebbero tante opportunità da creare e da sfruttare. Un solo dato:  Malta importa l'intero suo fabbisogno d'olio d'oliva dall'Umbria e dalla Toscana, quasi nulla dalla Sicilia. E così- pare-si verifichi per altri prodotti agricoli e manifatturieri.

Certo, non siamo all'anno- zero, esiste un flusso più o meno consolidato di scambi commerciali e turistici tra Sicilia (soprattutto orientale) e Malta, tuttavia resta moltissimo da fare, e non soltanto sul piano commerciale.

Questo l'auspicio colto nel corso delle conversazioni avute con varie personalità maltesi: dal ministro per l'Economia, on. George Hyzler, al direttore generale della Malta Tourism Authority, dr. Leslie Vella, il quale ha molto insistito sulla cooperazione nel settore turistico, per un lavoro in comune siculo-maltese, capace di attirare nuovi, importanti flussi verso le due isole.

Un po' come sta facendo, una cooperativa- "tour-operetor" di Siracusa, il cui presidente, Orazio Agosta, era a La Valletta per negoziare con Air-Malta un accordo per trasportare, durante la prossima estate, circa 4 mila turisti russi sulla base di un pacchetto di soggiorno combinato fra Sicilia - Malta.

Nel campo del turismo, noi siciliani avremmo qualcosa da imparare dagli operatori di questa piccola isola che può vantare importanti risorse umane, strutture moderne e competitive e un' esperienza internazionale davvero invidiabile.

Oggi l'offerta turistica delle due isole si presenta sui mercati europeo e mondiale in termini concorrenziali; l'obiettivo da perseguire è quello di volgere la contrapposizione in cooperazione reciprocamente vantaggiosa, anche in raccordo con altre significative realtà turistiche mediterranee, mediante la creazione dei "circuiti turistici integrati".

C'è tanto spazio anche nei settori dell'infrastruttura e dei servizi turistici, dove già operano aziende qualificate come l'immobiliare "Dhalia group of companies", della quale il giovane e dinamico presidente, dr. Franco Valletta, m'illustra realtà e programmi aperti alla collaborazione, anche finanziaria, con partners siciliani e di altra nazionalità.

L'idea è quella di uno sviluppo equilibrato del turismo che- come sottolinea Roderick Mallia- oltre a creare reddito ed occupazione, sia in grado di stimolare la domanda di prodotti siciliani dell'indotto (dall'agroalimentare all'artigianato, ai servizi tecnologici, etc) che possono affermarsi sul mercato maltese, notoriamente deficitario.


Archeologia preistorica a Tarxien - Malta

La classe dirigente maltese, politica e imprenditoriale, è seriamente impegnata per una diversificazione delle attività turistiche per fasce d'età e per specializzazione di comparto: non solo mare pulito e alberghi per tutte le tasche, ma anche turismo culturale, diportistica, crociere,  conferenze internazionali, corsi di lingua inglese, etc. E in questo senso si stanno attrezzando. A La Valletta è stata restaurata, a tempo di record, la "Sacra Infermeria" dei Cavalieri di S. Giovanni oggi divenuta Mediterranean Conference Centre, una modernissima struttura polifunzionale, incapsulata dentro il monumento, che- come ci dice orgogliosa la direttrice Rosette Micallef, si candida a divenire uno dei principali siti dell'area mediterranea.

Della stessa portata, ma con altre ambizioni (più mostre, spettacoli e attività formative), è il "St. James Cavalier", una delle due mastodontiche fortezze poste all'ingresso di La Valletta, un capolavoro di restauro partorito dal genio creativo del grande architetto maltese England.

Oltre al turismo e alla pesca, a Malta si guarda e si opera verso comparti nuovi e tecnologicamente all'avanguardia nel campo dei trasporti marittimi dove sono in corso importanti ammodernamenti nei porti commerciali (in particolare di La Valletta) e di singoli moli, come quello di Cottonera, destinata alle imbarcazioni da diporto (accanto al nuovo museo della Marina).

Ma la vera, stupefacente novità è rappresentata dal mastodontico "porto franco" (free port) di Marsascala che, per attrezzatura e volume di merci movimentate, è il terzo "terminal container" del Mediterraneo (dopo Gioia Tauro ed Algesiras) e che ha addirittura acquisito una rilevante partecipazione nella società di gestione del porto di Brindisi.

Mentre lo visitiamo stanno caricando un'enorme nave francese con oltre 6.000 containers; guardo quella smisurata piramide tronca, e penso alla Sicilia che non ha saputo creare nulla di tutto questo e che oggi per esportare le sue merci deve trasportarle a Gioia Tauro e ieri perfino Genova e Livorno.

Ancor più sorprendente è stata la visita (consigliataci dal Ministro dell'economia) al Fort Ricasoli trasformato in set del colossal televisivo "Julius Caesar", una produzione italo-americana, che si sta girando a Malta.. Si tratta dello stesso sito dove è stato girato il pluridecorato (di Oscar) "The gladiator"- ci dice Luigi Riitano- un indaffaratissimo siculo -calabrese titolare della Dolphin Film, il quale giura che da Malta non se ne andrà più, poiché è convinto che qui è già nata un'importante industria cinematografica, che aspira a conquistare un ruolo di livello internazionale.

Tutti i numeri di questa nascente industria danno ragione a Riitano e al ministro Hyzler che ne è un convinto assertore: oltre ai luoghi fisici, a Malta ci sono maestranze altamente qualificate, personale tecnico, comparse ed anche qualche attore per poter produrre films davvero colossali; da fuori giungono solo i protagonisti principali.

Lascio Malta con una piacevole sensazione, tuttavia avverto una sottile inquietudine per le notizie che, il giorno prima, avevo letto sul quotidiano "L-Orizzont" secondo cui, "Il-Mafia taljana interessata fil-Casino di Venezia.", una filiale aperta di recente sul molo di Cottonera, nella città Vittoriosa.

Sarebbe una gravissima iattura se questa mortale cancrena si radicasse nel tessuto connettivo dell'economia e della società di quest'Isola bella ed operosa che sempre ho immaginato e visto come una piccola Sicilia, senza la mafia.

Agostino Spataro

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Numero 15
marzo 2002










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