( A CHI LA MACEDONIA? )


Le ragioni della Grecia *
di Rudy Caparrini

 
All'ultimo vertice della NATO, tenutosi a Bucarest dal 2 al 4 aprile scorso, la Grecia ha posto il veto all'ingresso nell'Alleanza Atlantica della Fyrom (EX Repubblica Yugoslava di Macedonia). Motivo del contendere: la questione del nome. In sintesi, la Grecia non accetta che il vicino Stato balcanico possa utilizzare il semplice nome Macedonia senza aggiungervi un qualche aggettivo che ne consenta un'identificazione e una limitazione ben precisa.
Tale posizione appare strana e quasi incomprensibile per l'opinione pubblica di molte nazioni non coinvolte nella disputa (compresa l'Italia). Si leggono commenti dal sapore ironico, quasi trattasse di una questione meramente formale e pertanto non meritevole di tutte queste attenzioni da parte dei greci. In realtà , l'atteggiamento di Atene è basato su ragioni sostanziali e non formali. Pertanto, è doveroso porre in luce le motivazioni che hanno condotto il governo ellenico e bloccare l'adesione della Ex Repubblica Jugoslava alla Nato.

Prima di tutto, è d'obbligo spiegare cosa sia esattamente la Macedonia, sotto il profilo geografico oltre che in prospettiva storica. E’ d'uopo precisare che la Macedonia, intesa come geografia (si legga confini naturali), è una regione transazionale, nel senso che il suo territorio non appartiene a un'unica entità statale. I geografi intendono per Macedonia quella vasta area della penisola balcanica (66mila chilometri quadrati) suddivisa fra Fyrom, Grecia, Bulgaria e Albania. Più precisamente, essa sarebbe da identificarsi con la zona che si estende fra i fiumi Haliacmon e Vardar (Axios), delimitata a nord dallo spartiacque del bacino danubiano, a ovest dalle catene adriatico-ioniche, a est dei monti Rodopi, a sud dal Mar Egeo. Oltre la metà della superficie complessiva di tale regione appartiene alla Grecia (precisamente 34.231 km²). Poco più di un terzo è parte della Fyrom (Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia). Il 17% del territorio macedone è adesso parte della Bulgaria (la cosiddetta Macedonia Pirin). Una piccola porzione, infine, è parte dell'Albania.

Mai nella storia è esistita un'entità sovrana denominata semplicemente Macedonia. Tantomeno è mai stata individuata un'etnia o nazionalità che potesse definirsi macedone, con elementi caratterizzanti tali da distinguersi dagli altri popoli della regione balcanica. Di conseguenza, non può esistere alcun riferimento storico radicato e consolidato per avanzare rivendicazioni né territoriali né etniche. Le sole forme di aggregazione territoriale cui si può fare riferimento sono regioni o province appartenenti ad altri Stati. E’ questo il caso delle regioni greche, della Macedonia Pirin bulgara e della Repubblica Socialista di Macedonia, componente quella che fu la Repubblica Socialista di Jugoslavia.

Tali precisazioni sono assolutamente propedeutiche per introdurre la questione e renderla comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Dopo tale premessa, si deve puntualizzare che Atene non intende negare a Skopje la possibilità di utilizzare il termine Macedonia. In tal senso, la diplomazia greca ha compiuto passi avanti significativi negli ultimi anni. La Grecia, però, pretende che tale termine sia accompagnato da almeno un aggettivo qualificativo, in modo da poter fare chiarezza sul fatto che tale entità statale si riferisce solo a una parte della Macedonia e non all'intera regione. La determinazione di Skopje nel volersi presentare come erede unica della cultura e della storia macedone non può passare inosservata. Invece, sembra che l'opinione pubblica internazionale stia concedendo scarso risalto a fatti meritevoli di ben maggiore interesse.

D'altronde, se dovessimo analizzare seriamente la questione in prospettiva storica, non si può prescindere dalla considerazione che la Macedonia è legata indissolubilmente al nome di Alessandro Magno, leggendario condottiero sul quale non è utile dilungarsi, giacché studiosi più autorevoli del sottoscritto se ne sono ampiamente occupati. Dalle molteplici analisi storiche compiute emerge a chiare lettere un dato di fatto incontrovertibile: ovvero la indiscutibile "grecità" di Alessandro Magno. Non si può affatto temere di essere bollati come sciovinisti (o filoellenici imparziali) se si afferma che Alessandro magno, pur se si volesse chiamare "Alessandro il macedone", sia stato un grande esponente dell'impareggiabile epoca della Grecia classica. Oltre non servirebbe andare in tale contesto, giacché riteniamo si tratti di una questione largamente accettata. Invece, ci duole rilevare che Skopje intende rivendicare l'eredità di Alessandro Magno, al punto di intitolare a lui il principale aeroporto della capitale.

La Grecia si oppone al fatto che la Fyrom si possa presentare come unica entità statale di riferimento alla Macedonia perchè teme che ciò possa provocare problemi per le tre regioni elleniche che recano il nome di tale area, ovvero: Macedonia Occidentale, con capoluogo Kozani; Macedonia Centrale, la cui maggiore città è nientemeno che Salonicco; Macedonia Orientale e Tracia, ove si trovano luoghi di valore significativo come Kavala e Xanthi. Come sopra indicato, tali regioni, nelle quali abitano oltre 2,6 milioni di cittadini ellenici, hanno un'estensione totale di oltre 34mila chilometri.

Le tre regioni greche sopra citate sono talvolta indicate in delle cartine geografiche indicanti quello che potrebbe essere un progetto destabilizzante per l'intera area balcanica: la cosiddetta "Grande Macedonia", ovvero un'entità statale che si identifichi coi confini naturali. Un'ipotesi al momento di difficile attuazione, si potrà obiettare. Tuttavia, Il timore greco è legato al contesto particolare dei Balcani, area geografica dove i nazionalismi possono amplificarsi fino all'esasperazione. Adesso la Fyrom non sembra nutrire ambizioni territoriali sulla Macedonia greca. Ma in futuro, potrebbe mutare il governo e portare al timone elementi nazionalisti, intenzionati a fare cattivo uso di certe questioni, soprattutto se queste non siano state del tutto chiarite in tempo utile per evitare che le stesse possano essere fraintese.

Le ambizioni di estensione territoriale della Fyrom, per la realizzazione una "Grande Macedonia", potrebbero non essere del tutto sopite. Tale asserzione non può considerasi come infondata ripensando a quanto accaduto in un'importante occasione ufficiale. Il Primo ministro della Fyrom, Nicola Gruevski, è stato fotografato mentre deponeva una corona sulla tomba dell'eroe nazionale Georgi Nikolov, unitamente a una cartina con l'indicazione di una Macedonia che include pure le aree oggi appartenenti alla Grecia. Un particolare che non poteva e non doveva sfuggire alle organizzazioni internazionali. Una vicenda accaduta in un'occasione ufficiale e che non può essere quindi trascurata.

La Grecia non pretende alcuna esclusiva in fatto di utilizzo del nome Macedonia. Considerando la situazione attuale, la Repubblica Ellenica ha compiuto molti passi avanti per una soluzione di compromesso rispetto al 1991, quando pretendeva l'assenza totale del nome Macedonia da parte della ex Repubblica Jugoslava. Un'analisi attenta e obiettiva delle relazioni fra Atene e Skopje evidenzia che il Paese ellenico non ha alcuna intenzione di bloccare a tempo indeterminato l'ingresso della Fyrom nella Nato, né tantomeno a pregiudicar la prospettiva europea dell'ex Repubblica Jugoslava. La volontà di Atene di collaborare con Skopje, d'altronde, si evince dai fatti ancora più che dai discorsi. La Grecia, infatti, è il principale partner economico e commerciale della Fyrom. La Repubblica Ellenica ha investito nella vicina nazione ex Yugoslava oltre 645 milioni di euro, che hanno consentito di creare almeno 20mila posti di lavoro. Il programma HIPERB (Piano Ellenico per la Ricostruzione Economica dei Balcani) promosso dal Ministero degli Esteri di Atene, prevede stanziamenti per 74 milioni di euro. Questi dati sono la dimostrazione più evidente che, da parte dell'esecutivo di Atene, non vi è interesse alcuno a ostacolare in modo preconcetto e ingiustificato le pretese di Skopje di aderire ai due grandi organismi internazionali.

Certe precisazioni sono doverose per informare l'opinione pubblica italiana su una questione che non può essere bollata meramente come fosse un capriccio di natura infantile legata al fantomatico "eccesso di nazionalismo tipico dei greci". Tale luogo comune deve essere smontato una volta per tutte, poiché non corrisponde affatto alla realtà, che si presenta assai più articolata. Nei Balcani non si può prendere niente in modo superficiale. Una situazione non chiarita adesso è passibile di dare adito a conseguenze pesanti in un futuro. Il caso del Kosovo è un esempio emblematico in tal senso. Meglio, quindi, prevenire ogni esasperazione, soprattutto in un caos come questo, dove le possibilità per una soluzione alternativa non mancano certo.

La diplomazia internazionale, sotto l'impulso del mediatore incaricato dall'Onu Matthew Nimetz, sta lavorando alacremente per trovare un compromesso. Dopo molte fasi problematiche, culminate col veto greco pronunciato al vertice Nato di Bucarest, ora potrebbero esserci prospettive di tipo positivo.

E’ ragionevole pensare che il contenzioso fra Atene e Skopje sarà presto risolto, perché tale é l'interesse di entrambi. La Grecia ha tutto l'interesse a promuovere la crescita di uno Stato nel quale ha grossi interessi economici. La Fyrom, da parte sua, non può adesso fare a meno della Grecia, il cui assenso è basilare per agevolare il percorso di Skopje verso l'adesione alla Nato e, soprattutto, l'ingresso a pieno titolo nell'Unione europea. Ora si tratta solo di smussare gli angoli e trovare una soluzione che tenga conto di tutte le variabili sopra indicate.

* da www.mondogreco.it

 


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