L’OCCIDENTE ESPORTI GIUSTIZIA IN MEDIO ORIENTE

I ministeri della paura che fabbricano nemici immaginari *

L’invenzione del “ministero della paura”. E di una quantità industriale di nemici immaginari. Come l’Iran da bombardare per un’atomica inesistente…Del mondo post 11 settembre a Robert Fisk non piace quasi niente. “Il più famoso inviato di guerra al mondo” come scrisse una volta il New York Times sul suo conto, è sconsolato. L’Occidente… è in mano a leader mediocri che ne mettono a repentaglio i popoli con politiche stolte, ideologiche e per di più fallimentari.

Il Medioriente, sua patria d’adozione da trent’anni, è un labirinto geopolitica inestricabile. Che ha appena finito di raccontare nel monumentale “Cronache mediorientali” (il Saggiatore, pp.1184, euro 35). E dal quale si può uscire in un modo solo “Portandoci un po’ di giustizia, di equità. Non la democrazia, come pretendeva di fare Bush. Per quella c’è tempo”.

 

Lei vive a Beirut da tre decenni. Come sono cambiate le cose nella regione?

“In peggio. Ogni mattina quando mi sveglio e sento il Mediterraneo dalla mia finestra mi chiedo dove avverrà la prossima esplosione. Nel sud del Libano, a Bali, in Afghanistan, a Bagdad di nuovo? Ho fatto un conto. Non ci sono stati tanti soldati occidentali da queste parti. Facendo le proporzioni sono 32 volte di più che i crociati nel XII secolo. A fare cosa? A portare la libertà! Non si potrebbe sentire una follia più colossale. Se non ci fosse il petrolio la 82esima divisione aviotrasportata non si sarebbe mai mossa”.

Come se ne esce?

“ I democratici al Congresso non potranno fare granché. Prima sono state inventate le armi di distruzione di massa, poi la frottola della democrazia. Oggi nei media si sente questo raccontino “Gli abbiamo offerto i vantaggi di democrazia”- ha scritto l’opinionista Brooks- ma li hanno rifiutati” Il senso è: colpa loro, non meritano il nostro sacrificio, che se la sbrighino da soli. Stiamo assistendo alla posa delle fondamenta del deserto che stiamo per lasciare”.

 

Una volta via dall’Iraq, l’Iran sarà il prossimo?

“Ho una pessima reputazione con la sfera di cristallo. Nel 2002, quando tutti dicevano che gli Usa stavano per attaccare, non ci credevo. Anche stavolta penso di no. Sarebbe folle, le centrali sono sparpagliate in tutto il paese. Eppure il mio amico Seymour Hersh, il più serio di tutti, dice che bombarderanno. Resta una crisi totalmente falsa. Non hanno la bomba, altrimenti non si sognerebbero neppure di attaccarli. Infatti non bombarderemo la Corea del Nord perché loro ce l’hanno davvero. Come se no bastasse c’è un paese musulmano con l’atomica e anche con un sacco di Taliban: il Pakistan. Ma noi amiamo il presidente Pervez Musharraf che sta dalla nostra parte nella guerra contro il terrore. E quindi nessuno ne parla”.

 

A proposito di guerra al terrore, a che punto siamo?

“Un fallimento totale. Lo scopo dell’11/9 era di farci distruggere da soli grazie a uno choc che cambiasse il mondo in cui viviamo. Ma io non consentirò a 19 kamikaze di cambiare il mio stile di vita. Bush e Blair vogliono farci credere il contrario per giustificare l’aver fatto carta straccia della convenzione di Ginevra, dei diritti civili e così via. Proprio ciò che voleva Al Qaeda, che sin qui registra una grande vittoria. Perché ha fatto sì che fossimo governati dai nuovi “ministri della paura”. Allarmi gialli, arancio, rossi. Niente coltellini sull’aereo. Poi ci ripensano: ok, ma il dentifricio no. La minaccia è vera (lo dimostrano Londra e Madrid) ma è manipolata dai “ministri della paura”. L’unica maniera di contrastare questo stato di cose è ottenere giustizia per il Medioriente. Non portarvi la democrazia, ma equità”.

 

Parla di Israele? Dopo il ritiro dal Libano ha ripreso le ostilità contro Gaza. Qual è il disegno?

“I soldati israeliani hanno attaccato e rapito militanti di Hezbollah in passato, senza conseguenze. Quando Hezbollah ha fatto la stessa cosa è scattata l’invasione. Credo che la guerra fosse un inutile tentativo d’intimidire l’Iran. Non riusciranno mai a disarmare il Partito di dio. Hanno convinto anche Bush che potevano farlo. L’ideologia fa perdere lucidità. La situazione è molto seria, tanto più che Tsahal si è dimostrato incapace di proteggere la popolazione. L’unica via per la pace è quella di uno stato palestinese con capitale Gerusalemme est e un ritiro totale dai Territori, incluso il Golan. E invece che succede? Mandano soldati Nato (sotto le insegne dell’Onu)- italiani inclusi- nel sud del Libano a proteggere Israele. Se fossero lì per proteggere entrambi, come si è detto, avrebbero dovuto stare da entrambi i lati. Ma non è così”.

 

 

* testo tratto dall’intervista di Robert Fisk pubblicata su “Il Venerdì” di La Repubblica del 1/12/06. Si ringrazia Laura Gnocchi, direttrice de “Il Venerdì”, per la gentile concessione.



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