Periodico a cura del Centro Studi Mediterranei - Direttore Agostino Spataro - E-mail: infomedi@infomedi.it

Europa: pingue preda o terzo polo dello sviluppo mondiale?

27 Marzo 2015 di Agostino Spataro

L’U.E. dei banchieri e del dirigismo neo-liberista ha un futuro? L’Europa riuscirà a superare la crisi (non solo economica) che l’attanaglia o diventerà preda di nuove, pericolose ingerenze e di un espansionismo strisciante di varia provenienza?
Questi e altri inquietanti interrogativi agitano la coscienza dei popoli europei messi all’angolo da governi incapaci e servili. E’ tempo di avviare una riflessione e una lotta decisa per un futuro, ancora possibile, di pace e di prosperità dell’Europa e del mondo. Questo dovrà essere il principale banco di prova della nuova sinistra. Quelli che seguono sono alcuni pensieri “corti” tratti dal mio “I Giardini della nobile brigata” che ho dedicato “ai grandi visionari del passato e del presente, perché da loro verrà il futuro del mondo”, poiché c’è poco da sperare dagli attuali governanti.

Da “Il giardino d’Occidente”

Torniamo in una notte oscura…
“A volte ci balena la verità, sicché pensiamo che sia giorno, e poi le cose materiali e abituali la nascondono, sicché noi torniamo in una notte oscura…Siamo dunque come chi viene illuminato a sprazzi dal lampo, mentre si trova in una notte tenebrosissima ….”
(Maimonide in “La guida dei perplessi”)

Dove va l’Occidente?
Per gli Antichi, l’Occidente era l’occaso, il luogo dove il sole tramonta. Oggi non si sa cosa sia. A pensarci bene, l’Occidente potrebbe essere la metafora della morte di una civiltà dorata.
La “civiltà” sembra ruotare in senso est-ovest: nasce a oriente e muore a occidente. Segue il corso, immaginifico, del sole.
Finché il sole vivrà. Oggi, sono gli Usa l’Occidente per antonomasia. Dopo la seconda guerra mondiale, la fiaccola della civiltà è passata dall’Europa agli Stati Uniti d’America.
Quale sarà il prossimo Occidente? La Cina, l’India? L’estremo Oriente diventerà Occidente?
Sulla Terra avremo un nuovo caos? Fra non molto, lo sapremo. Il tempo che la “civiltà” attraversi l’oceano Pacifico.

Europa plutocratica
"Le democrazie europee sono al collasso totale indipendentemente dal colore politico dei governi che si succedono al potere perché sono decise sottolinea Chomsky da banchieri e dirigenti non eletti che stanno seduti a Bruxelles.
Questa rotta porta alla distruzione delle democrazie e le conseguenze sono le dittature…Mario Draghi ha detto che il contratto sociale è morto. Ciò che conta oggi è la quantità di ricchezza riversata nelle tasche dei banchieri per arricchirli. Quello che capita alla gente normale ha valore zero. Questo è accaduto anche negli Stati Uniti ma non in modo così spettacolare come in Europa. Il 70% della popolazione non ha nessun modo di incidere sulle politiche adottate dalle amministrazioni". E da chi è composto questo 70% ? Da quelli che occupano posizioni inferiori sulla scala del reddito. Quell'1% che sta nella parte superiore ottiene a livello politico ciò che desidera. Questa è la plutocrazia".

(Naom Chomsky in “Cado in piedi”, 2014)

Cultura euro-centrica
Siamo troppo imbevuti, ebbri della nostra cultura euro-centrica che ignoriamo quelle degli altri che ci stanno invadendo.

Vecchia Europa un corno!
È vero. Da un certo tempo, l’Europa appare fiacca, stanca, incerta, spaventata. Mostra, evidenti, i segni del declino economico, morale e soprattutto demografico. Rischia di perdere il suo ruolo primario (non sempre positivo) nel mondo.
Ironia della storia, l’Europa, fautrice del colonialismo “civilizzatore”, potrebbe divenire preda dell’espansionismo strisciante di varia provenienza.

Qualche avvisaglia si ebbe in passato quando i grandi imperi del Sud (specie islamici) si espansero verso il cuore dell’Europa e per poco non la conquistarono.
Oggi, tale pericolo non è all’ordine del giorno. Tuttavia, diversi indicatori segnalano una preoccupante, progressiva decadenza, accompagnata da una campagna mirata a indebolire l’immagine dell’Europa anche sul piano psicologico.
Mi riferisco all’uso eccessivo della vulgata del “vecchio Continente”, della “vecchia Europa” che deprime lo spirito pubblico europeo.
A forza di sentire ripetere questo “aggettivo” qualcuno si sarà convinto che vecchia lo è davvero e, siccome dopo la vecchiaia viene la morte, l’Europa è una regione morente.
Una vulgata da sfatare, dunque, in quanto l’Europa non è un vero continente ma una sorta di appendice dell’Asia e, in ogni caso, non è più vecchio di altri. Da quel che è dato sapere, la formazione geologica dei “continenti” è, pressappoco, coeva.
Se, poi, si vuol fare derivare la “vecchiezza” dalla durata della sua civiltà, c’è da osservare che quella asiatica (dal medio all’estremo Oriente) è molto più vetusta di quella europea e sta perfino risorgendo.
Quindi, vecchia Europa un corno!

I norvegesi nella UE
Mi domando: quale convenienza hanno i norvegesi a stare nell’Unione europea?
Solitamente ci si associa per trarne una qualche utilità. Nel caso dei norvegesi non ne vedo molta.
Allora perché ci stanno? Forse, per non sentirsi soli in questa Europa ricca ma insocievole. (Oslo, 2009)

Eurorussia: unire Europa e Russia
Per alcuni l’Europa non è un continente, ma solo una propaggine dell’Asia verso l’Atlantico e il Mediterraneo. Fisicamente, così è. Tuttavia, da tremila anni, l’Europa è fonte e sede di una delle più grandi civiltà umane. Purtroppo, oggi, è in declino e molti, amici e concorrenti, cercano d’invaderla silenziosamente, di anticiparne la caduta, per spolparsi le sue enormi ricchezze materiali e immateriali.
Più che una speranza ben riposta, il futuro dell’Europa è un problema mal posto, poiché resta incerto e succube di forze e interessi ostili e contrapposti. L’Europa ha smarrito il senso della sua dignità storica, della sua autonomia culturale e politica.
La soluzione? La risposta non è facile. Abbozzò un’ipotesi, così di getto, che forse un po’ risente della contingenza.
La crisi è tale che l’U.E. potrebbe, perfino, disgregarsi. Per evitare tale pericolo, bisogna cambiare registro politico e strategico e puntare a una Europa dei popoli e non più delle consorterie multinazionali.
Sulla base di tale correzione, dovrà proseguire l’allargamento fin dove è possibile nell’ambito dei popoli di cultura europea, abbandonando la politica di provocazione e delle tensioni svolta per conto terzi in ambito Nato.

In tale prospettiva, diventa auspicabile, possibile il progetto di unire l’Europa con la Russia o, se preferite, di associare la Russia all’Unione europea. Sì, avete letto bene, la sterminata Russia che ci viene presentata come l’eterno nemico. Mi rendo conto che, oggi, un’idea simile potrà apparire paradossale, fuori da ogni ragionevole previsione, tuttavia un senso lo ha, una logica pure, specie se immaginata nel medio/ lungo termine e alla luce delle nuove ri-aggregazioni (spartizioni?) mondiali che stanno avvenendo su basi conti-nentali e non più ideologiche o di reddito: Nord- Sud, Est- Ovest, ecc.
Nel nuovo scenario (in formazione) l’U.E., barcollante e squilibrata al suo interno, rischia di apparire un “continente” in bilico, alla deriva.
L’Europa, da sola, difficilmente potrà uscire da tale precaria condizione; dovrà aggregarsi per creare un nuovo polo dello sviluppo mondiale.

Con chi? Gli Usa sono lontani e i loro interessi non sempre combaciano con quelli europei; l’ipotesi euro-mediterranea è stata fatta fallire per volere degli Usa e per subalternità francese.
Non resta che la Russia ossia un Paese - continente, di prevalente cultura europea, che dispone di territori sterminati e di enormi riserve energetiche e metallifere, di boschi, di acque, di terre vergini, di mari pescosi, ecc.
Evito ogni riferimento agli apparati e potenziali militari e nucleari che spero possano essere liquidati in tutto il mondo. Ma che ci sono!
Risorse importanti, strategiche che, unite al grande patrimonio europeo (tecnologie, saperi, scienze, professioni, tradizioni democratiche, ecc), potrebbero costituire il punto di partenza per dare vita a “EuroRussia”, a una nuova “regione” geo - economica mondiale, dall’Atlantico al Pacifico, al Mediterraneo.
Ovviamente, questo è solo uno spunto, una “bella utopia”. I giochi di guerra, gli intrighi per il nuovo ordine mondiale sono in corso da tempo. E sono ancora aperti.

Il problema è come vi si partecipa, se da protagonisti o da comprimari.
All’orizzonte si profila una nuova bipartizione del mondo, con Cina e Usa come capifila. Taluno prevede un’improbabile tripartizione, inserendo la Russia nel terzetto. Nessuno pronostica un ruolo primario dell’U.E., condannata a restare sottoposta agli Usa.
Non sappiamo quali saranno la collocazione, il ruolo della Russia e dell’Europa fra 30/50 anni. Una cosa sembra sicura: divise, potranno solo sperare che uno dei due capifila le inviti ad accodarsi.

 

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